Quasi un trattatello a puntate, divertito, ironico a tratti, ma sempre rigoroso. Cinzia Della Ciana sfruttando il modello teatrale, che tuttavia si fa leggere anche come scorrevole narrativa, con questo nuovo lavoro profila il tema del genio nel Rinascimento. L’espressione “genio e sregolatezza”, con la quale nell’uso comune si tende ad associare la genialità artistica ad abitudini stravaganti e disordinate, viene ribaltata per affermare che durante la grande renovatio, pur osandosi il salto verso l’impensabile, il multiforme ingegno rinascimentale fu tuttavia animato dalla ricerca per la precisione, secondo i concetti di armonia ed equilibrio indispensabili per raggiungere l’ideale della bellezza. Ne nasce un percorso a episodi, come nei film a quadri. Scendono in campo le grandi personalità italiane di quel secolo che saluta il Quattrocento e si spande nel Cinquecento: dal Magnifico Lorenzo alle prese con il Savonarola, all’Aretino Pietro disputante contro Lutero, dal confronto impossibile di Michelangelo con il suo Mosè alle trattative immaginarie del Vasari con Mecenate, fino a un Tasso dialogante con il suo Genio (di chiara ispirazione leopardiana). Sullo sfondo la genialità di una terra italiana che dette i natali a uomini eccezionali, i quali, animati da originale e alquanto ardimentosa capacità, riuscirono a tradurre in opere mirabili quel misto di fantasia, curiosità e intuizione che è il genio. Fra eclettismo e tormento, partorendo regole e partendo da regole, furono tutti uomini che molto viaggiarono.
Cinque quadri con un esergo, riassunti in una lezione a scuola, per portare in scena l’avventura del genio nel Rinascimento. Dove avventura non significa “ciò che accadrà”, ma ciò che è accaduto e ancora splende davanti ai nostri occhi.