Passi che si posano sui sassi, seguendo un mantra che vuole il sasso come seme lanciato e non pietra che oscilla.
Equilibrio è camminare avanti.
“Ultreya y suseya!” ovvero “Più avanti e più in alto” potremmo emblematizzare così questa raccolta di liriche, con il saluto che i pellegrini da secoli si scambiano lungo le strade che portano a Santiago.
Con l’avviso però che per questa poesia Finis Terrae non esiste. Attraverso passi “scorticati” si arriva a stazionare su particolari sassi che consentono quella contemplazione che dà energia per andare “a spasso” in luoghi significanti e, quindi, per “sorpassare” i picchi degli acuti sassi, fino ad issare gli occhi sulle sassaie lungo le rive più franose del fiume.
Perché la vita torna ad essere per il poeta acqua.