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Echi di fiaba: Ostinato a Santo Stefano di Sessanio

mercoledì, 28 Agosto 2019

Poiéin in greco significa “fare”. Ed è proprio da questo verbo che origina la parola “poesia”. Questa radice mette in luce quale attitudine alla realtà, alla necessità di contatto con l’essenza delle cose, all’amore per la materia di cui è fatto il mondo,  faccia parte del pensiero poetico. Se poesia è “fare”, non poteva esserci luogo migliore per ospitare Ostinato e i suoi echi musicali che Santo Stefano di Sessanio.  Qui si conferma che l’Italia è un museo a cielo aperto. Qui siamo in un borgo di eccellenza – annoverato fra i Borghi più belli d’Italia – siamo dove “suona” il silenzio incastonato nella natura, siamo dove il tempo sembra fermo solo perché la storia continua, ma non le si fa perdere identità. Un’identità che vuole essere “fare”, come “fare” è “poesia”.

Ecco dunque che per Sextantio, Ostinato – dopo la serata aquilana del 27 – la “ri-suonerà” a Santo Stefano di Sessanio la mattina del 28 agosto.

Ma dove siamo esattamente? In un borgo medioevale fortificato edificato in pietra bianca calcarea ad oltre 1250 metri di altitudine, all’interno del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga.

La sua storia?  Le prime notizie lo legano al monastero di S. Vincenzo al Volturno all’inizio del IX secolo. Lo vedono poi diventare distretto feudale della Baronia di Carapelle,  e quindi, divenire  dominio di grandi Famiglie. A Santo Stefano di Sessano (il cui toponimo pare legato al piccolo originario nucleo romano “Sextantio”,  posto a sei miglia dal villaggio più importante) vi furono gli Aragonesi – che  favorirono un forte sviluppo della pastorizia e della transumanza – e a questi subentrarono incredibilmente i Medici (una  Piccolimini cedette nel 1579 la Baronia a Francesco I de’ Medici  Granduca di Toscana) che resistettero fino a metà del ‘700.  E questo fu il periodo di massimo splendore, perché il centro divenne un brulicar di genti e di armenti, base operativa della Signoria fiorentina per il fiorente commercio della famosa lana “carfagna”, qui prodotta e poi lavorata in Toscana. Paradossalmente l’unità d’Italia portà la fine della transumanza e segnò l’inizio del processo di decadenza di questo luogo.

Ma cos’è e com’è Santo Stefano?  Un tipico esempio di “incastellamento”, di  “borgo a nido d’aquila” che si avvolge, con le case-mura attaccate l’una all’altra,  all’altura della torre centrale.  Oggi questa gioiello architettonico – colpito dal terremoto del 2009  –  è  diventato famoso per l’iniziativa di Daniel Kihkgren, un imprenditore svedese che dopo aver acquistato parte delle abitazioni abbandonate del centro storico, le ha restaurate nel rispetto delle caratteristiche di un tempo con interventi che hanno preservato l’integrità estetica del borgo e del territorio circostante e valorizzato la storia e la cultura locale. Allo stato Santo Stefano di Sessanio può essere considerato un unico grande albergo diffuso. Gran parte delle strutture sono ex case  diventate camere di hotel. Con arredi e suppellettili recuperati anche da musei, coperte ancora fatte a telaio, come se tutto fosse stato lasciate intatto dai vecchi contadini. La maggior parte delle strutture fanno parte proprio dell’”albergo diffuso Sextantio”, una realtà che ha reso Santo Stefano meta di un turismo   culturale e non convenzionale.  Infatti arrivare a Santo Stefano significa entrare in un modo che, dalla porta medicea, alle scalinate, agli archi, ai camminamenti coperti, agli edifici quattrocenteschi, ornati di bifore e  loggiati, all’aggrovigliamento di stradine, porta con sé incanto e mistero, un mondo che evoca e suggestiona, proprio come la poesia.

Nel fascino di una piazzetta, quelle delle botteghe, la Sextantio ospiterà Leonora Baldelli e Roberta Vacca con la poetessa Cinzia Della Ciana, e tutte e tra insieme “faranno” un concerto di parole intrise di musica.

 

Foto di copertina di Leonora Baldelli

Report evento

  • Type: Ostinato,poesia,Presentazione,Special Event
  • Time: 28 Agosto 2019 - 11:30 - 13:00