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Concerto Italiano per l’Autismo 2021 – Anfiteatro Arezzo

Pablo Picasso diceva ” “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, cogli l’occasione per comprendere”. “Comprendere” questa parola il cui etimo significa “prendere insieme”, figurativamente abbracciare. E quello che abbiamo vissuto il 21 agosto a “Concerto Italiano” per l’Autismo 2021 presso l’Anfiteatro Romano di Arezzo è stato un abbraccio corale che ha annullato barriere e che ci ha stretto nell’ellissi di vive e complici antiche mura in un disegno perfetto. E’ stato denominato concerto italiano, ma invero non aveva connotazioni “distintive”: anzi direi che la luna, quasi piena di questa notte, ha acceso i riflettori sopra un prato dove, se pur nell’eleganza di certa tradizione italiana, si è celebrata la fusione di generi diversi, che ha toccato lingue diverse, fino all’arabo, sonorità ancestrali nate in terre dove troppo caldo è il sole, culture di più popoli affacciate tutte al “mare nostro” , tappeti jazz blues e persino la danza che simbolicamente non voleva lasciare i corpi di Lambruschini e Pacheco che sinuosi e slegati dagli arti sciabolavano l’aria.La voce di Gianni Bruschi calda, profonda, quasi rassicurante è stata il mantra della serata, gli archi meravigliosi e affiatatissimi (bravissimi Lorenzo Rossi e Elisa Pieschi e ancora Erika Capanni fino alla pirotecnia virtuosistica e trascinante di Marna Fumarola), i tamburi a cornice vibrati in modo sciamanico dal magnetico Luca Rossi, la tromba stellare di Ivan Elefante che ha curato arrangiamenti unici, eccellenti il contrabbasso di Francesco Sarrini, la batteria di Lorenzo Nocentini e il pianoforte di Marco Lazzeri , che hanno scandito i ritmi di questa polifonia. Una miscela artistica esplosiva, ma anche riflessiva e talora misterica.Il pubblico è stato l’altro strumento che ha interagito con questo pool di artisti rispondendo con il battito delle mani e del cuore.Insomma più che un concerto, un meraviglioso “esorcismo” che ci ha fatto uscire tutti “meno normali”, come ha suggerito con il suo commento Francesco Botti.

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