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“Lucie” per combattere la violenza sulle donne

Durante il mio recente viaggio sul lago di Como e dintorni ho scoperto che le tipiche imbarcazioni associate a quelle acque, quei piccoli battelli a remi con fondo piatto e tre cerchi uniti da un travetto, sono chiamate “Lucia”, proprio come la protagonista manzoniana, che appunto vi salì la famosa notte dell’“addio ai monti” per mettersi al riparo dalle mire del signorotto locale.

Era il 10 novembre del 1628, secondo la trama dei Promessi Sposi, ma le donne ancora oggi purtroppo spesso, troppo, diventano oggetto di violenza.

Strani parallelismi: era il novembre di quasi quattro secoli fa, il mese che poi l’ONU ha scelto nel 1999 per istituire la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, cioè il 25 novembre.

E allora quelle barche, quelle “Lucie”, per me diventano un simbolo concreto: sono donne, donne che salvano altre donne. E mi sgorgano parole con le quali vorrei gridare che un fenomeno così grave si combatte in primo luogo con la cultura inclusiva, che si declina col rispetto, ma che implica prevenzione e azione tempestiva.

Alla bellissima icona delle “scarpette rosse” ora preferisco quella delle “Lucie”: permettendomi di osservare che potrebbe esser rischioso scalare, solo con scarpette, le cime di monti quando questi vanno “salutati”.

Addio odio sorgente dalla cecità

Addio offesa dell’ingiustizia inarrestata

Addio violenza!

Che la donna è barca che accoglie

che la barca dal lago salpa e salva

Lucia dall’immondo Rodrigo

che non si piangono i monti dal lago sorgenti

che per salire sulle cime non bastano scarpette rosse.

Lucie di ogni lago salite

sulle Lucie salpate,

altre rive attendono

nudi i passi liberi dei piedi vostri.

(foto da Wikipedia, voce “batell”)

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