Sommerso oblio, gondole
Qui vagano gli spiriti
fra cieli, canali e inferi
labirinto misterico
dove si esorcizza il male
col caos del carnevale
perenne è il mascherare
di parrucche e spessa cipria
il grottesco funerale.
Ma il pesce sirena strega
pensieri coi suoi scudieri
e sulla soglia sta il monito:
sciabordare e dondolare.
Sono casse inusitate
di nera pece dorate
la sera cavalli in fila
in scuderia. Fra bricole
come canapi ch’imbrigliano
le teste senza criniera
scuotono ferri lucidi
beccano i pettini umidi
Un fuso è il corpo, la pancia
accoglie paonazza in coppa
pennacchi rotta i garofani.
Fra la bara e la culla
qui trasporta la vita.
Venezia è la gondola,
il piombo e la tenebra
della giostra che mostra
coriandoli in favola.
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